

Migliaia di bambini in Bangladesh sono costretti a lavorare per ore e ore in fabbriche tessili irregolari, dove si occupano di cucire ijeans e gli altri abiti che indossiamo abitualmente. Vengono pagati soltanto 20 centesimi al giorno. Un nuovo reportage fotografico fa luce sullo sfruttamento del lavoro minorile e sui lati oscuri dell’industria dell’abbigliamento.

In Bangladesh circa 7000 fabbriche non sono soggette a controlli di sicurezza. Le fotografie mostrano edifici senza uscite d’emergenza, piani antincendio o estintori. Ci troviamo nelle vicinanze di Rana Plaza, dove l’incendio in una fabbrica nel 2013 provocò la morte di più di 1000 persone.

Visitando queste fabbriche del Bangladesh, il fotografo ha rilevato condizioni di sicurezza inesistenti. In una sola stanza possono essere presenti fino a 15 macchine da cucire. Qui i bambini, che sono obbligati a lavorare e che dunque non possono frequentare la scuola, si occupano di compiti di ogni tipo, dall’applicazione delle paillettes alla pulizia dei macchinari.
Si lavora tutti i giorni dall’alba al tramonto. I bambini di età compresa tra i 10 e i 14 anni costretti a lavorare in Bangladesh sono circa 1 milione secondo l’UNICEF, ma il numero in realtà sarebbe molto più alto.
